Che qualcosa debba cambiare è chiaro ed inevitabile. Ma stavolta l’ondata di rifiuto verso questa riforma del lavoro non è (solo) perchè impone sacrifici eccessivi o viene considerata ingiusta. La questione in gioco quì è che ai lavoratori (precari o a tempo indeterminato che siano) non piace essere presi per stupidi.
Ai lavoratori italiani non piace la contrapposizione creata ad arte tra precari da tutelare e “tempo indeterminato” che per bilanciare deve mollare le sue tutele. E come scoprire un cartello fra aziende per tenere alti i prezzi verso i consumatori ed usare come rimedio che le aziende rompano il cartello, però i consumatori per bilanciare, per favore, paghino prezzi un pò più alti.
Ai lavoratori italiani non piace scoprire che si può essere licenziati per giusta causa e che il licenziamento senza giusta causa è solo un licenziamento a pagamento, con tanto di tariffario.
Ai lavoratori italiani non piace fare da capro espiatorio per inefficienze altrui, non piace sapere che non solo si può essere licenziati, ma il tutto deve avvenire in fretta e quindi meglio non andare in giudizio, perchè la giustizia è lenta.
Dopo aver pagato il solito prezzo più alto per il “Salva Italia”, i lavoratori non chiedono di essere ringraziati. Dopo aver ingoiato la mazzata sulle pensioni, l’IVA, le accise, le addizionali regionali e comunali, l’IMU, non chiedono di essere premiati.
E’ troppo chiedere di non essere presi in giro con questa riforma del lavoro?
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